Le luverie dell’Epiphaneia
storie di famiglia, menù della Befana e ricetta dei miei tartufini
Non è facile volare senza ali
(Tito Maccio Plauto)
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Cara/o lettore, mi prendo una piccola pausa, circa una settimana, per organizzare lavoro di ricerca, scrittura del primo indice podcast e libro, buttare giù un po’ di piani editoriali per blog e newsletter. Oltre a varie ed eventuali di un certo peso (leggi trasloco, come se già tutto il resto fosse poco). Ti terrò aggiornat* e ci rivediamo qui a metà gennaio, giorno più, giorno meno.
Prima di entrare nel vivo della newsletter e lasciarti con la ricetta dei miei tartufini che, posso dirlo?, sono proprio buoni, ho una domanda per te.
La tua risposta sarà di grande aiuto nell’organizzazione del lavoro.
Se non ti senti rappresentato, lascia la tua risposta inn un commento. Grazie!
Questa non è la prima newsletter dell’anno ma l’ultima dedicata alle festività natalizie.
Epiphaenia, dal greco antico: epi -dall’alto- phanein -apparire
La parola rimanda a le epifania, plurale. Nell’antica Grecia erano feste dedicate alla manifestazione delle divinità. Oggi l’Epifania rimanda al mito dei Re Magi e a quello della Befana, corruzione lessicale del fonema (bifania, befania).
Il termine italiano è sinonimo di rivelazione (generica, non necessariamente divina) e di presa di coscienza da cui l’espressione: avere una epifania (con prima lettera minuscola).
Luverie
Parola romagnola che indica ghiottoneria, golosità. Di sicuro, qualcosa di buono.
La Befana e io
Del fatto che ho ricordi nitidi sin dall’età di 3 anni, ho già scritto (Qualcosa di personale).
A quel tempo, vivevamo in un appartamento dove la cucina era angusta e la piccola finestra affacciata sui tetti quasi sempre aperta.
Nonna considerava pericoloso quello spazio per me.
Soprattutto quando lei era indaffarata e i fornelli accesi.
Per questo motivo, suppongo, mi diceva di non entrare o la Befana avrebbe potuto rapirmi. Sapendo che aveva una scopa per volare, prendevo questa minaccia molto seriamente.
Per tante generazioni di bambini italiani, erano prima Santa Lucia e poi la Befana a portare i doni. Ma negli anni Settanta, quando io ero bimba, Babbo Natale aveva già vinto l’appalto dei regali. Non dirò altro se non che è una pagina con molte ombre ancora da chiarire e dove gli elfi giocarono un brutto ruolo.
Tornando a noi, potevo permettermi di non amare la Befana.
Quando cambiammo casa, cessò anche la minaccia di rapimento.
Nel giro di pochi anni, e grazie a qualche calza ben farcita, la pace fu ristabilita.
A casa mia la Befana erano mio babbo e mia nonna.
E quando nonna è mancata, lui ha continuato a scegliere le calze, riempirle, scrivere il biglietto e sistemarle nel camino accompagnate da una scopa di saggina.
Lo ha fatto sino a pochi anni fa.
Poi ha detto che gli sembrava fossimo grandi per la calza e io non ho potuto sostenere il contrario. Sopprimendo un sospiro, ho risposto, ok basta calza. La verità però è che mi piacerebbe ancora sedermi davanti al camino, scoprire il suo contenuto, ridere delle cose impossibili che mio papà è sempre riuscito a infilarci dentro e rubare -non vista- la busta con i soldi di mia sorella (ovviamente sempre restituita).
Ho qualche ricordo di calze befanesche con dolci fatti in casa (da nonna): cioccolatini avvolti in carte lucide e colorate, croccanti, biscotti. E poi ancora mandarini, carbone dolce nella carta velina, bagigi (arachidi) e piccoli giocattoli. Ma è un ricordo fugace, poi nella calza ho trovato solo dolci industriali. Anche se la fantasia di chi le riempiva, almeno nel mio caso, ha sempre fatto la differenza.
Tu cosa trovavi nella tua calza?
Epifania che tutte le feste si porta via.
Anche se c’era tempo per un ultimo pranzo delle feste.
Nella mia vita di bambina era una giornata scandita da abitudini precise.
Sveglia, apertura della calza, colazione, messa e pranzo in famiglia.
Il menù prevedeva quasi sempre lasagne, lesso rifatto, che dopo tante pentole del brodo c’era sempre un avanzo da riciclare, e dolce.
Tra le lasagne tipiche del pranzo della Befana, ricordo quella verde, alla Bolognese. Un’altra opzione possibile era quella bianca con i formaggi. Oppure, sempre di sfoglia gialla, con funghi e besciamella.
Il lesso rifatto all’Italiana, ricetta Artusiana non alla fiorentina, rispondeva alla necessità di riciclare gli avanzi della pentola del brodo.
Sinora non ho citato il dessert. Anche se, naturalmente, il pranzo terminava con lui. Questa voce del menù cambiava ogni anno ma la ricetta era sempre sontuosa.
Ho pensato per te a un menù della Befana composto da:
lasagna di pane carasau, con poco impazzimento avrai un risultato notevole
lesso rifatto visto che è un piatto che amo
pandoro farcito, un dolce sospeso tra ordinario e straordinario, tra festa e quotidianità, tra cucchiaino e forchettina. Te lo servo con un racconto di Natale.
In fondo, dopo il menù, trovi una ricetta in esclusiva per i lettori della newsletter, quella dei miei tartufini.
Menù della Befana
Lasagne di pane carasau con zucca, scalogno e provola affumicata
per 4 persone
teglia rettangolare 26×20
Ingredienti
pane carasau, 250 g circa
polpa di zucca già cotta, 600g
provola affumicata a cubetti o a fette, circa 350 g
Parmigiano reggiano grattugiato, 150g
scalogni di Romagna, 10
noce moscata, sale, olio d’oliva e burro q.b.
Trovi il procedimento sul mio blog.
Lesso rifatto all’Italiana
per 4 persone
Ingredienti
bollito o lesso, 600 g
carota, 1
cipolla gialla piccola, 1
costa bianca di sedano, 1
passata di pomodoro, 300 g
bicchiere d’acqua, 100 g
foglie di alloro, 3
Il procedimento completo è sul blog.
Pandoro farcito
per 6 persone
Ingredienti
1 kg di pandoro
500 g di mascarpone
100 g di panna liquida per dolci, non zuccherata
70 g di zucchero a velo
70 g di gocce di cioccolato
zucchero a velo e lamponi freschi per decorare
Trovi il procedimento completo (e il racconto di Natale) sul blog.
Tartufini al cacao
per 20-23 tartufini circa
Ingredienti
150 g di biscotti secchi
30 g di mandorle senza buccia
10 g di gocce cioccolato
50 g di cacao amaro
40 g di zucchero a velo
130 g di mascarpone
Procedimento
Trita finemente biscotti, mandorle e gocce di cioccolato nel mixer.
Versa il composto in una ciotola, aggiungi cacao e zucchero a velo e mescola.
Aggiungi il mascarpone, impasta con le mani fino a ottenere un impasto lucido, compatto, gommoso e forma delle palline.
Fai riposare in frigorifero almeno 1 ora.
Conserva in frigorifero per alcuni giorni.
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Mi piace il ricordo che hai della tua famiglia nel periodo della befana. E di tutti i periodi della vita. Favolose le ricette di accompagnamento brava continua cosi
Condivido in pieno, questi tuoi racconti, che siano di provenienza storica o attinti ai tuoi ricordi, uniti a quelli di chi ti legge formano un sentiero che è confortante percorrere.
Grazie