Sono molti i soprannomi usati per definire Bologna.
Gli attributi di persone e città prendono forma dall’immagine che gli altri percepiscono e trasmettono delle une come delle altre.
Detto questo, qual è l’origine e il significato degli appellativi che definiscono Bologna?Ecco, prendi questa newsletter come un test e, alla fine, scrivimi nei commenti se conoscevi e attribuivi loro il corretto significato.
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La felsinea e la turrita
L’antico nome etrusco di Bologna è Velzna o Felzna, che significa terra fertile. Felsina è il nome latinizzato dopo l’arrivo dei Romani e da cui discende anche l’aggettivo felsineo/a usato come sinonimo di bolognese.
I Romani cambiano poi il nome della città in Bononia.
In epoca successiva, a partire dal Medioevo, lo skyline di Bologna inizia a somigliare a quello della Manhattan di oggi. Dominato non da grattacieli ma da oltre 100 torri costruite dalle famiglie più importanti della città con funzione principalmente militare.
Nel periodo di contrapposizione tra le fazioni dei guelfi e dei ghibellini, le prime a sostegno della Chiesa e le seconde dell’Impero, le torri sono punti di avvistamento e baluardi fortificati a scopo di difesa e offesa.
Con la fine delle lotte tra guelfi e ghibellini, viene meno la loro funzione e, nel corso dei secoli, molte sono abbattute per fare posto a una riqualificazione in chiave moderna della città. Peccato. Oggi ne rimangono circa una trentina.
Bologna la Dotta
Può sembrare incredibile ma è vero. Nell’Italia medievale dei Comuni, che succede all’Impero Romano, prima dell’istituzione comunale bolognese nasce l’Università.
L’atto di nascita del Comune di Bologna risale al 1116; la fondazione della Alma Mater Studiorum, l’università di Bologna, al 1088.
Il nomignolo è quindi collegato alla presenza della più antica università del mondo Occidentale. E nella sua origine c’è qualcosa di poco noto che la rende unica e speciale.
La data indicata è fittizia ma verosimile. Lo Studio non nasce a seguito dell’editto di un sovrano oppure per volontà di una autorità politica o religiosa.
L’università di Bologna sorge in modo spontaneo per volontà e iniziativa degli studenti che decidono autonomamente quali maestri chiamare, pagandoli di tasca loro, a partire dalla data del 1088.
Le autorità cittadine stringono immediatamente un legame molto forte con lo Studio che, oltre ad accrescere il prestigio internazionale della città, richiama un notevole flusso di persone.
Intorno al 1118, Bologna è già nota come La Dotta e circa un secolo più tardi anche come La Grassa.
L’Archiginnasio, oggi biblioteca comunale, è una delle sedi più antiche dello Studio Bolognese. I suoi muri affrescati sono una sorta di galleria degli stemmi familiari di tanti studenti che hanno studiato proprio qui.



Bologna la Grassa
Sono gli intellettuali del Medioevo a soprannominarla in questo modo creando un legame indissolubile tra Bologna Dotta e Grassa. A quei tempi, la città è una piccola metropoli medievale circondata da fertili campagne, corsi d’acqua e già caratterizzata da un fiorente commercio. Tutti fattori che garantiscono presenza di derrate alimentari di qualità e in quantità.
Lo Studio non avrebbe raggiunto la sua fama, e così in fretta, senza questa ricchezza che rende piacevole la vita di studiosi e visitatori. A diffondere la sua fama gastronomica sono proprio studenti e professori che, spostandosi da un capo all'altro dell'Italia e dell'Europa, riportano nella terra d’origine una immagine ben precisa di Bologna.
Probabilmente è in Francia che l’appellativo grassa prende forma. Per lo storico Massimo Montanari non è dimostrabile che Parigi sia il luogo di invenzione del mito bolognese ma realistico visto che sono documenti francesi i testi più antichi nei quali, da inizio Duecento, troviamo la dicitura “la craisse Bouloigne”. All’inizio l’epiteto non è del tutto lusinghiero e, d’altro canto, i giuristi parigini soffrono la concorrenza dello Studio bolognese che attira un numero sempre maggiore di studenti.
Dal Trecento, «Bologna grassa» compare anche in fonti di ambito non francese. Il soprannome fa ormai parte del corredo di Bologna.
Con la nascita delle altre università italiane, la propaganda per attirare studenti e docenti trova un pilastro nel tema delle risorse alimentari. Quando nel 1224 l'imperatore Federico II fonda a Napoli l’università che ancora oggi porta il suo nome, ricorda che «tutto il necessario vi arriva, per terra o per mare».
Girolamo Osorio, nel 1535, scrivendo di Bologna, annota nel suo diario di viaggio che «per l'abbondanza d'ogni cosa la città è molto adatta allo studio delle lettere».
Insomma, si studia e lavora meglio a pancia piena, oggi come allora.
Il secondo soprannome, diffuso sin dal 1200, chiaramente non fa riferimento a piatti novecenteschi quali cotoletta alla Bolognese, lasagna verde a 7 strati, ragù.
E allora, cosa si mangiava a quel tempo?
Sicuramente la mostarda bolognese (la ricetta è sul blog). Nel 1487 compare persino nel menù del banchetto di nozze di Annibale II Bentivoglio e Lucrezia d’Este.
E poi naturalmente la Torta di Riso (ricetta e storia sono sul blog: QUI).
Non pensare alla ricetta emiliana di origine contadina tipica della Pasqua ma alla versione sontuosa e Bolognese nata in occasione della festività del Corpus Domini.



Bologna la Rossa
Il nomignolo fa riferimento alle sfumature di rosso che caratterizzano i tetti bolognesi sin dall’antichità e che, un tempo, avremmo ammirato dalla cima di tutte le torri più alte. Oggi è uno spettacolo che puoi osservare dalla Torre degli Asinelli (quando riaprirà), torre che porta il cognome della nobile famiglia bolognese che la fece erigere.
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E ora un po’ di avvisi
La pasta in mostra
Se passi dall’Archiginnasio, fino al 7 dicembre: Pasta. Fresca, secca, colorata e ripiena. Evento gratuito, controlla gli orari QUIAlluvione
Bologna, mia Bologna che dal 2023 sei diventata zona alluvionale.
Il disastro più recente ha causato danni infiniti in città e nell’area circostante, dalla montagna alla pianura. Il canile comunale di Sasso Marconi, un comune della montagna, da cui proviene Lillo, è stato spazzato via. Diamo una mano affinché possano ricostruirlo. Se hai un euro, dona quello, insieme possiamo fare la differenza. Ti lascio il link per la raccolta fondi: QUI
A presto, la tua cuoca che parla (troppo) e scrive di cibo, Monica
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Grazie, Monica! Bologna (quanto mi manca!) è sempre stupenda. E poi è la rossa anche per ideologia, no? Al meno è quello che si diceva ;-)
Baci dalla Spagna,
Esther
Cara Monica, sempre un piacere conoscere Bologna attraverso i tuoi racconti! E che bellezza ritrovare il prof. Montanari nelle tue citazioni...lui e il grande, compianto Vito Fumagalli, due docenti straordinari ☺