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Te lo ricordi quando si faceva il giro dei cimiteri?
Si diceva proprio così. Domenica faremo il giro dei cimiteri.
Le famiglie rendevano omaggio alla memoria dei defunti e, nell’occasione, scambiavano anche due chiacchiere con altri viventi lungo i sentieri ghiaiati del camposanto e facevano visita a certi parenti che non vedevano mai.
Un tempo, la visita annuale ai defunti era un affare serio.
Le famiglie partivano di buon’ora e, percorrendo anche molti chilometri, visitavano più cimiteri per non lasciare alcun estinto senza un lumino, un cartoncino a testimonianza della visita e un saluto. Anche quelli che nessuno, quasi, ricordava più, nemmeno gli addetti al cimitero.
Il giro dei defunti
Da piccola, amavo ogni aspetto di questa giornata.
Il lento viaggiare in auto per spostarci da un camposanto e da un paese all’altro, le strade di campagna illuminate dal sole o lucide di pioggia.
E che dire del mistero della bruma che, bada lettore, non era quella di oggi.
Era una nebbia densa che entrava persino in bocca. Certe volte era così fitta e avvolgente che letteralmente ingoiava case, cose e persone per poi sputarle fuori all’improvviso.
Mi piaceva camminare nella quiete dei piccoli cimiteri di campagna, tra fiori e lumini, guardando le fotografie delle lapidi poste in terra, provando tristezza per le persone mancate troppo giovani, notando nomi e cognomi, acconciature e cappelli di epoche passate. Lo faccio ancora oggi.
Da quelle osservazioni ho capito l’importanza della foto che finisce sul nostro ultimo documento, la lapide. Non dell’epitaffio, proprio della foto. Gli avveduti lasciano indicazioni precise e fanno bene. Ho ancora in mente l’immagine di persone immortalate per sempre sciatte e spettinate. Se permetti, ti do un consiglio, non fidarti del gusto dei tuoi parenti. Ho il sospetto che alcuni usino l’occasione per consumare qualche segreta vendetta. Sbriga tu la pratica visto che la morte ti fa bell* o spettinat* per sempre.
Il giro dei parenti ancora vivi era piacevole ma non quanto quello dei morti.
Di solito dovevo stare seduta composta, senza muovermi, senza parlare salvo se interrogata e accettare, sotto lo sguardo perentorio di mia madre, l’offerta di caramelle più defunte dei defunti o, ancora peggio, di una fava dei morti secca come l’osso di seppia che mia sorella mangiò credendo fosse un biscotto.
Le fave dei morti
Tra la Romagna e Bologna il dolce tipico della ricorrenza è, ma dovrei scrivere era, il biscotto detto fave dei morti che, un tempo, compariva nelle vetrine dei panifici la prima settimana di novembre.
Il nome contiene un bizzarro riferimento a un ingrediente che non fa parte della ricetta, ossia le fave.
Il motivo è da ricercare nell’usanza che risale agli antichi romani quando le fave simboleggiavano l’anima dei morti e si offrivano ai propri defunti.
Pellegrino Artusi, nel libro dedicato all’Arte di mangiar bene, chiama i biscotti Fave dei morti anche Fave alla romana.
Io me le ricordo senza lievito, senza glutine, croccanti, non precise, a volte aromatizzate con l’anice, colorate. Allora non mi piacevano e adesso che non si trovano più mi ritrovo a farne la voglia. Così è la vita.
Posso offrirti la ricetta di casa mia, è sul blog, nel caso avessi voglia di provare:
Ricetta dei Biscotti Fave dei Morti
Halloween vs Ognissanti?
Le scenografiche case americane agghindate come set cinematografici, gli aspetti commerciali e i travestimenti che accompagnano Halloween, sembrano antitetici allo spirito sommesso e sobrio di Ognissanti.
Nel frattempo Halloween ha preso piede anche in Italia.
Non so a te, a me capita sovente di assistere a veri e propri confronti tra persone pro e contro. Argomento di stagione che appassiona ormai come le previsioni meteo.
Di solito ascolto tacendo, mentre sul meteo sono più logorroica di un fiume in piena.
Solo qui e per oggi romperò il mio tradizionale riserbo per dire che
All Hallows’ Eve significa vigilia di tutti i santi.
Ti dice niente?
Ognissanti e Halloween hanno origini pagane comuni e rimandano a un tempo in cui tra il 31 ottobre e il Primo novembre si celebrava l’arrivo dell’anno nuovo e dell’inverno, quindi del buio, ma anche l’apertura dei cancelli che dividono il mondo dei vivi da quello dei morti. Ecco spiegata la ragione di Ognissanti il primo novembre e dei morti il due.
Halloween, ad esempio, che oggi si celebra negli Stati Uniti e Canada, è di origine celtica e quindi Europea ed è arrivata in America a seguito delle ondate migratorie provenienti da Irlanda e Scozia.
Accendere il buio, i travestimenti e il cibo ritualistico
Queste ricorrenze, e non solo queste due, hanno in comune diversi aspetti.
Le luci dei lumini tengono lontani gli spiriti cattivi e guidano quelli buoni.
Noi accendiamo i ceri al cimitero. Tanti anni fa nelle campagne c’era anche chi accendeva dei falò notturni. E poi c’è chi illumina le zucche trasformandole in lanterne (il loro nome è Jack o’ Lanterns), sempre con la funzione di tenere lontani gli spiriti maligni.
In alcune zone d’Italia è tradizione travestirsi e organizzare sfilate. Per dire.
In queste celebrazioni il cibo ha sempre un ruolo rituale.
In Emilia Romagna, anticamente, i poveri passavano di casa in casa, a chiedere carità di murt, ricevendo cibo dalle persone a cui chiedevano aiuto.
E che si tratti delle fave dei morti o dell'offerta di dolcetti in cambio di preghiere per i defunti, quello che oggi è il famoso trick or treat -dolcetto o scherzetto, non cambia nulla.
Sono abbastanza certa che le prime offerte di cibo preparate dai coloni americani per i defunti non avessero nulla a che fare con trilioni di quintali di zucchero e coloranti.
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Sulla pagina Corsi del blog trovi tante date da adesso fino a dicembre (per vederle tutte, quando arrivi in fondo alla lista, clicca sul tasto Visualizza altro).
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Torta salata di pasta fillo alla zucca.
E poi gnocchi e cappellacci
La zucca nei piatti salati mi piace a patto di correggere (molto) la sua naturale dolcezza.
Nella torta composta da rotoli di pasta fillo farciti, ho mescolato la zucca con formaggi saporiti (primo rotolo) e pancetta affumicata (nel secondo). In entrambi i casi puoi sostituire con altri sapori di tuo gradimento.
E, ancora, gnocchi di zucca e cappellacci mi piacciono conditi con il ragù (scorri per le ricette).
Tornando alla torta salata: può fungere da antipasto/aperitivo o puoi servirla con qualche contorno per una cena informale dove tutto, cibo e persone, trova posto in un colpo solo.
La pesatura di zucca e spinaci è “all’incirca”: non andrei sotto i 150 g o il rotolo rischia di essere vuoto e neppure troppo oltre o farai fatica a piegarlo senza romperlo.
Ultima raccomandazione: non usare meno di 3 fogli sovrapposti di pasta fillo o il rotolo si romperà. So che sembra una sorta di incantesimo/previsione, in realtà è quello che è successo a me con un rotolo visto che avevo finito la pasta fillo causa preparazione di altre torte salate a rotolo.
LA RICETTA
per 4-6 persone
Stampo a cerniera, 20 cm diametro
Ingredienti
Primo rotolo
3 fogli di pasta fillo sovrapposti
200 g di polpa di zucca già cotta
100 g di gorgonzola
20 g di Parmigiano grattugiato
½ cucchiaino di noce moscata grattugiata
1 pizzico di sale
Secondo rotolo
3 fogli di pasta fillo sovrapposti
150 g spinaci sbollentati e strizzati
30 g di pesto
20 g di Parmigiano grattugiato
½ cucchiaio di olio d’oliva
1 pizzico di sale
Terzo rotolo
3 fogli di pasta fillo sovrapposti
150 g di polpa di zucca cotta
80 g di pancetta affumicata a cubetti
40 g di Parmigiano grattugiato
½ cucchiaino di noce moscata grattugiata
1 pizzico di sale
Inoltre
½ tazza di acqua + 1 generoso cucchiaio di olio d’oliva
1 pennello
origano secco e miele q.b.
Procedimento
Accendi il forno e porta a 190 gradi, funzione statica.
Primo rotolo
In una ciotola mescola la polpa di zucca con il gorgonzola tagliato a cubetti piccini e gli altri ingredienti.
Su una superficie pulita sistema i fogli sovrapposti di fillo e stendi il composto dal lato lungo formando una striscia di ripieno. Lascia ½ cm dai bordi laterali e 1 cm circa dal fondo.
Spennella i bordi laterali e il fondo che hai lasciato libero con acqua e olio, ripiega i bordi laterali sul ripieno e forma un rotolo. Spennella la chiusura e metti da parte.
Secondo rotolo
In una ciotola mescola spinaci, pesto e gli altri ingredienti.
Procedi come sopra per formare il rotolo e metti da parte.
Terzo rotolo
In una ciotola mescola la polpa di zucca con la pancetta e gli altri ingredienti.
Poi procedi come per gli altri rotoli.
Composizione torta salata
Rivesti di carta forno una teglia a cerniera.
Inserisci il primo rotolo di zucca facendolo aderire al bordo della teglia, poi quello di spinaci (una delle sue estremità deve combaciare con il primo) e infine il terzo riempiendo il centro. Insieme devono formare una spirale.
Spennella la superficie con acqua e olio, poi con poco miele e, infine, spolvera con origano secco.
Porta la temperatura a 180 gradi, inforna e cuoci per circa 20 minuti o fino a quando la superficie sarà dorata e croccante.
Togli dal forno, dopo alcuni minuti apri l’anello e servi la torta salata.
Conserva gli avanzi in frigorifero per due giorni.
Se prepari la torta salata in anticipo, preriscaldala in forno a 190 gradi e inforna per alcuni minuti così da ripristinare la croccantezza della superficie.
Gnocchi di zucca
per 4 persone
Lista degli Ingredienti
500g di zucca mantovana o Delica cotta
100 g di farina 00
100 g di semola + quella per piano di lavoro e vassoi
30 g di Parmigiano grattugiato
noce moscata e sale q.b.
Il procedimento completo è sul blog: QUI.
Cappellacci di zucca ferraresi
A differenza dei tortelli non hanno gli amaretti nel ripieno.
per 4 persone
Ingredienti
Ripieno
400 g polpa di zucca Delica già cotta
100 g Parmigiano Reggiano grattugiato
1/2 cucchiaino di noce moscata grattugiata
1 pizzico di sale
Sfoglia
2 uova (circa 100 g)
200 g farina 00
Il procedimento completo è sul blog: qui.
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Quanti ricordi che sblocchi cara Monica! Struggente il tuo articolo, mio padre adorava le fave dei morti e non ne conoscevo l’origine (io le odiavo proprio, l’anice non mi piace per niente). I dolci sono una questione seria e da bimba non mi rassegnavo all’idea di un dolcetto che non avesse in buon sapore. Adesso le assaggerei di nuovo, magari senza l’anice!
Ciao Monica, sempre piacevole leggerti: il garbo con cui confronti Ognissanti con Halloween, l'origine comune e caritatevole, la storia ... trovo che sia il modo migliore di parlarne, senza inutili fazioni. Un abbraccio e sempre tanti complimenti