Sogno un bianco Natale
Come quelli dei miei ricordi
Con le cime degli alberi scintillanti
E i bambini in attesa
Di ascoltare il suono dei campanelli della slitta che corre sulla neve
(Bing Crosby – White Christmas)
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Monica
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Promemoria dei prossimi appuntamenti con Fritto Misto
Sabato 16 dicembre, Il mio giorno perfetto (ci sarà un regalo: numero da non perdere!!!)
Giovedì 28 dicembre, L’anno che verrà
Mercoledì 3 gennaio 2024, Le luverie dell’Epiphaneia
Poi tornerò alla normalità con 2 pubblicazioni al mese + 1 speciale dedicato alla Via Emilia (cose da fare, vedere, mangiare in Emilia-Romagna).
In attesa della neve
L’attesa è uno spazio temporale di durata variabile. Naturalmente molto dipende da cosa stai aspettando.
In alcuni casi puoi essere talmente preciso da spaccare il minuto. In altri non puoi sapere se si tratterà di poche ore o di qualche giorno.
Ti faccio un esempio, da piccola sapevo esattamente quando sarebbe passato Babbo Natale ma non potevo predire con altrettanta precisione quanto invece sarebbe durata l’attesa della neve.
Bastava che il vento decidesse di alzare la voce ed ecco che il mio cielo da quasi bianco volgeva di nuovo al grigio. Dal mio osservatorio, la poltrona appoggiata alla finestra grande del salotto, ne prendevo atto e scuotendo la testa andavo in cucina per consolarmi con un biscotto.
Poi, dopo la pausa, ritornavo a scrutare il colore del cielo e a registrare la temperatura, aspettando l’odore della neve portato dall’aria. Un profumo che sa di freddo e leggerezza con un vago sentore di bagnato. Un segnale inconfondibile che, come quello della pioggia, non disattende mai la promessa.
Di quei giorni sospesi, con la testa sempre rivolta alla finestra più vicina, a casa, a scuola o sul pulmino condotto dal signor Ravanelli, ho scoperto che più delle nevicate, è il ricordo dell’attesa quello ancora vivido nella mia memoria.
Anche il Natale è un tempo di attesa scandito da riti, biscotti, decorazioni e tortellini.
Ora so che l’attesa non è per tutti. Un po’ come riuscire a sentire nell’aria l’odore della pioggia o della neve.
Eppure l’attesa è più del tempo trascorso ad aspettare. È anche uno stato d’animo.
Mentre attendiamo che accada qualcosa, diamo forma a quel tempo.
A volte le cose più straordinarie succedono proprio lì.
E tu l’aspetti ancora la neve?
2024: restiamo insieme?
Se leggi con regolarità Fritto Misto sai che a gennaio inizierà (direi finalmente visto che è un po’ che ci giro intorno) un viaggio storico per conoscere le origini della pasta. Spero che troverai interessante scoprire l’evoluzione di un piatto che tutti cuciniamo e amiamo.
Non solo pasta!
Nel 2024 scriverò anche di ricettari storici e moderni, donne del cibo, di ieri e di oggi, e di cucina di casa. Quella dove noi Mariette e Marietti di tutta Italia, ricetta dopo ricetta, conquistiamo glorie e sconfitte, cadiamo e sempre ci rialziamo.
Gli approfondimenti di storia gastronomica saranno sempre conditi da una spruzzata di ricordi e ricette.
Fra l’altro pare brutto non conoscere qualcosina della nostra storia gastronomica proprio quando il riconoscimento Unesco della Cucina Italiana di casa come patrimonio immateriale è ormai prossimo, no?
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Donne di cucina.
Marietta Sabatini
Di lei ti parlerò ancora, come potrei non farlo.
Ha vissuto all’ombra di Pellegrino Artusi anche se fu la sua spalla.
Di certo prestò al gastronomo braccia e mani per cucinare le ricette raccolte ne L’Arte di mangiar bene.
La toscana Marietta Sabatini (1860-1940) fu infatti maestra di casa Artusi nel periodo fiorentino di Pellegrino, nato e cresciuto in Romagna.
L’espressione maestra di casa sottende che Marietta fu domestica, cuoca e governante. Accolta come una figlia, lavorò con Artusi alla stesura della sua opera.
E bene hanno fatto gli amici della Fondazione Casa Artusi a istituire un Premio Marietta riservato a tutti i cuochi di casa appassionati di cucina, senza distinzione di sesso. E un premio Marietta ad honorem
segnalando quei talenti, non solo femminili, che onorano la cultura del cibo e la qualità della tavola. In particolare detti Premi Marietta, in nome della fedele cuoca di Artusi, vogliono ricordare chi consacra tempo e talento alla scoperta, alla tutela, alla cultura delle risorse alimentari di territorio, con libri, articoli, conferenze e degustazioni e chi ha fatto della gastronomia la propria vocazione, ritrovando in essa una attività nobile, destinata a riproporre ricette e piatti altrimenti condannati alla dimenticanza.
E grazie a questa attività, il nome della cuoca di Artusi oggi indica tutti noi.
E quindi, Mariette e Marietti, al lavoro!
Panettone Marietta, ricetta n. 604
La Marietta è una brava cuoca e tanto buona e onesta da meritare che io intitoli questo dolce col nome suo, avendo imparato da lei.
Con queste parole Artusi introduce il panettone Marietta, concludendo:
È un dolce che merita di essere raccomandato perché migliore assai del panettone di Milano che si trova in commercio, e richiede poco impazzamento.
E io vorrei introdurre il dolce proprio dalla questione “impazzamento”.
Non impazzire con una ricetta che richiede competenze e attrezzature da pasticcere, prepara il panettone seguendone una adatta a tutti noi cuochi di casa.
Poi, non per sconfessare Pellegrino, ma il panettone è un’altra cosa.
Tuttavia, dai una possibilità a questa ricetta pubblicata nel 1891 e condividi il panettone con orgoglio da Mariett* servendolo con la sua storia.
La Ricetta
La preparazione è identica a quella della ciambella: dopo avere mescolato tutti gli ingredienti va in forno senza nessun tempo di lievitazione.
Ingredienti
Stampo rotondo, 15cm diametro
100 g di burro, ammorbidito fuori frigorifero
uova, 1 intero + 2 rossi
300 g di farina 00
200 g di latte
1 bustina di lievito per dolci (oppure 10 g di cremor tartaro e 5 g di bicarbonato*)
80 g di zucchero semolato
odore della scorza di limone grattugiata
80 g di uva sultanina, ammollata in acqua calda e asciugata
20 g di candito a pezzettini
* non usare l’uno senza l’altro, il bicarbonato attiva la lievitazione del cremor tartaro.
Procedimento
Preriscalda il forno a 180 gradi, funzione statica.
Nella ciotola della planetaria o con le fruste elettriche monta il burro con l’uovo e i due rossi.
Aggiungi poco alla volta farina e latte, sempre mescolando.
Poi aggiungi anche il lievito, lo zucchero e la scorza di limone.
Lavora il composto per almeno 5 minuti.
Infine unisci uvette e candito e mescola per incorporare.
Versa il composto in una stampo liscio più alto che largo (io ne ho usato uno di carta), dopo avere imburrato le pareti e il fondo.
Cuoci in forno caldo, a metà cottura abbassa la temperatura a 170 gradi, per 40 minuti.
Se vi vien bene vedrete che cresce molto formando in cima un rigonfio screpolato.
Buona cucina, Monica
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Sì!!! Aspetto la nevicata di Natale, quella che non succede mai ma che forse potrebbe anche accadere...
Monica la tua scrittura è un dono, lascia il segno e mi riempie di immagini meravigliose, è un dolce sognare, rivivo momenti che hanno segnato anche la mia vita.
Grazie! Ti leggo sempre volentieri
Ciao
Monica
Come scrivi bene sei una vera scrittrice illustri le cose e i ricordi in modo meraviglioso. Sai il signor ravanelli ti manda tanti auguri e saluti.